25 aprile, tra liberazione dal nazifascismo, impegno civile e autodeterminazione dei popoli

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Il 25 aprile di ogni anno, l’Italia e gli italiani ricordano la vittoria partigiana e la fine della dittatura nazifascista, da quel 1945, che di lì a poco conoscerà anche il silenzio delle armi e delle bombe mortifere del Secondo conflitto mondiale.

Per il nostro Paese, per l’Europa e il Mondo, iniziò il processo di ricostruzione della società e il risveglio della coscienza civile di un’intera popolazione, costretta sino ad allora alla totale sottomissione.

In questa data così importante, per l’Italia e gli Italiani, si rievoca il coraggio, l’impegno e il sacrificio di partigiane e partigiani, ma anche il desiderio di prendere parte a un processo di partecipazione civile. Ed è proprio in questo spirito che vogliamo celebrare anche noi questa festa così importante per la storia di Italia, valorizzando l’impegno sociale con cui ciascuno/a di noi contribuisce ogni giorno a costruire processi di pace e convivenza civile. Quello di cui il mondo ha un disperato bisogno.

A dispetto di chi ancora oggi cerca di metterne in discussione il significato più profondo di questa festa, provando a sminuirla, noi vogliamo ricordare la vitalità e la forza di tutti coloro che hanno reso possibile spezzare le catene del Ventennio fascista e avviare il passaggio da Monarchia a Repubblica. Attraverso la partecipazione popolare universale, sia in forma individuale che organizzata, donne e uomini hanno potuto esprimersi con libero voto, dopo vent’anni di dittatura.

Oggi il mondo è pieno di guerre, una su tutte quella che sta dilaniando l’Ucraina. Ma se usciamo dal nostro guscio e osserviamo la politica internazionale odierna, possiamo osservare quante lotte di liberazione sono in corso, anche da lungo tempo: una su tutte quella palestinese. Guerriglie contro eserciti regolari, spesso fomentati e armati anche dall’Occidente “democratico”. Non possiamo commettere l’errore di distinguere tra guerre di serie diverse, non possiamo considerare più grave un conflitto solo perché tocca i nostri interessi diretti.

Tutti noi abbiamo un compito: respingere la guerra per favorire la convivenza civile e pacifica dei popoli. Tutti noi abbiamo il dovere di rendere pratico il senso di “democrazia” come potere del popolo, alzare la voce contro le oppressioni, pretendere che non siano le armi gli strumenti per risolvere i conflitti. Lo dice la nostra Costituzione, al suo articolo 11, lo suggerisce la ragione umana.

Dunque, dobbiamo parteggiare per la pace, in Ucraina e in qualunque altro Stato, dobbiamo lavorare per costruirla, dobbiamo agire per includere e non per distruggere. La liberazione resa possibile da partigiane e partigiani è lì per insegnarci la storia, la mentalità umana e i pericoli della violenza armata.

Oggi come ieri, partigiani sempre!

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